27 ago 2015

ancora Paolo Del Colle su Io sono la montagna

 https://www.facebook.com/paolo.delcolle.5?fref=nf&pnref=story

La classifica dei libri più venduti è deprimente. E poi è libro a cui si ripensa. Io l'ho fatto (spero di non diminuire le vendite)
Ripensavo al protagonista di 'Io sono una montagna'; in fondo non non sono mai chiari o evidenti i motivi per cui bisognerebbe raccontare la propria vita. Lui è costretto a scriverla: così deve pure giustificare un'esistenza di merda per non affondarci ancora di più. 
Eppure la lettera non è una confessione, non chiede perdono perchè la sua è una vita che si rifiuta al racconto, oppone ostinatamente resistenza alle parole che devono essere separate dai fatti, da ciò che fa, dal suo lavoro: non devono vedere. Esiste solo fare bene o male un compito e lo sbaglio si paga, anche nel linguaggio che affonda nell'animo del protagonista, lo incalza come i cani inesistenti che sente alle spalle. Questa fuga finale, le parole che improvvisamente gli si rivoltano contro, dimostrano un'autonomia dalla realtà nel momento in cui gliela sbattono in faccia ( fuga )che nella storia è all'inizio), esplode solo nel finale e non per una costruzione narrativa, ma perchè sfalderebbe nel personaggio la sicurezza esibita precedentemente, la pseudo saggezza appresa, la 'relativa' compostezza espressiva, cancellerebbe insomma tutto ciò che ha scritto. E' già questa la possibilità di cambiare vita? Come vuole la letteratura, sono le parole a salvarci e donarci un'altra occasione?

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